mercoledì 28 gennaio 2009

Heroes

A Bologna si è svolto il Netmage, una tre giorni di eventi dedicati all'avanguardia sonora e alle sperimentazioni elettroniche. Il tutto ha avuto luogo all'interno di Palazzo Re Enzo, costruzione medievale situata nella piazza principale della città. Una location meravigliosa che ha reso degne di nota anche quelle esibizioni che sulla carta al sottoscritto interessavano di meno.
Vagando per le stanze giganti decorate di affreschi, mi sono chiesto quali fossero i motivi per cui certe città riescono a fare della cultura “non convenzionale” un'opportunità di guadagno mentre altre, invece, rimangono ferme agli spettacoli per famiglie e alle serate per teenager attempati. E non si tratta certo di regalare niente a nessuno, dato che il corrispettivo in moneta andava dai 10 ai 15 euri del sabato sera. Ma nonostante il prezzo la corte brulicava di gente dalle facce soddisfatte e fuori c'erano altrettante persone che spingevano per entrare.
Quello che mi ha stupito è stata proprio la disponibilità della città a concedere uno dei suoi tesori a un'orda di gente impazzita, che però ha ricambiato il favore con civiltà e rispetto. E questo è forse il punto della questione. La maggior parte delle amministrazioni vedono noi povera plebaglia come elemento di disordine da tenere a bada e hanno instaurato un atteggiamento di distanza che ci ha portati, a seconda dei casi, ad avere poco riguardo della cosa pubblica. Detto così è troppo semplicistico, ma non è un caso che in certe realtà la cultura ha mantenuto sostanzialmente la funzione che aveva al tempo dei romani, quella di panem et circenses. Credo che una città come Lecce, la mia città, ad esempio, sia vicina a quel concetto arcaico di intrattenimento pubblico. Mi si dirà che è semplice sputare merda da lontano e che ha poco senso prendere come paragone Bologna o altre città del settentrione più ricche o che ne so. Va bene, voglio fare l'americano in vacanza, ma il confronto è proprio quello che servirebbe a noi tutti per portare aria nuova e svecchiare una situazione che se non fosse per quei pochi illuminati sarebbe devastante (vedi CoolClub). E poi i soldi non c'entrano niente, anzi sarebbe un modo per farne a palate.
Sarò ripetitivo e scontato, ma questo è un appello a chi ci tiene che il Salento non diventi solo pizzica e tradizioni, ma anche un luogo aperto ad altro. Ce lo meritiamo e il momento è propizio. E sarebbe ora che iniziassimo a guardare oltre il nostro naso per non cadere vittime di certe frasi stupide del tipo “io che ci posso fare?”. Puoi fare, puoi fare!


Nessun commento:

Posta un commento