domenica 11 gennaio 2009

Like A Rolling Stone

C'è un gran parlare di Fabrizio De Andrè al decennale della sua morte. Tutti lo descrivono come una sorta di eroe nazionale, un personaggio chiave del XX secolo italiano da ascrivere al registro dei grandi in senso assoluto.
Premetto che non conosco bene l'opera di De Andrè, non ho mai avuto un suo disco e l'ho sempre ascoltato di passaggio. E perciò non mi sono mai permesso di dare giudizi di merito sulla sua carriera musicale, anche se non mi esalta per niente. Ma a parte questo, c'è una cosa che proprio non sopporto di tutto questo vociare e sta nell'ipocrisia devastante con cui se ne parla.
Questa sera Fabio Fazio dedicherà una maratona televisiva al nostro cantautore, tessendone le lodi, citando i suoi testi “rivoluzionari”, parlando del poeta che fu e di quello che avrebbe potuto fare oggi se fosse ancora in vita. “Tutti si sentono vicini al messaggio di Fabrizio”, dirà Fazio, rivolgendo a Dori Ghezzi domande ossequiose in memoria del marito scomparso. Ma cos'ha, ad esempio, uno come Fazio di rivoluzionario? Cosa di non-borghese? E De Andrè non era quello che accusava i piccoli borghesi di mettersi a fabbricare bombe? Quindi di che cosa stiamo parlando? Di un eroe contemporaneo o di un morto che continua a portare soldi e “audience” a quelli che sono restati? Io dico che state parlando di un prodotto che vende, punto.
Per non parlare di quei sinistroidi odiosi che non perdono l'occasione per strumentalizzare uno che non ha mai voluto schierarsi né da una parte né dall'altra.
Quindi, tutti a fare serate commemorative: locali, band allestite per l'occasione, piazze. Tutti pronti a speculare e riempirsi la bocca di versi e frasi già fatte, quasi come se fossero loro a dirle per la prima volta. Tutti a dire che il messaggio di Fabrizio è attuale ora più che mai. Ma quale messaggio?
Negli anni '60 a Bob Dylan fu attribuito il ruolo di punto di riferimento del movimento giovanile americano, malgrado lui continuasse ad affermare che non gliene poteva fregar di meno. Successe poi che si scocciò di essere strumentalizzato e si mise a fare canzoni come Like A Rolling Stone, raccogliendo fischi e insulti ad ogni concerto.
Dylan probabilmente capì che qualcuno stava cercando di usare la sua musica per rinchiuderla entro confini stabiliti e oggettivi, togliendo spazio all'interpretazione soggettiva e personale di ognuno, funzione cardine della materia musicale e dell'arte in genere.
Dico solo che la stessa cosa sta accadendo con De Andrè oggi e non credo che lui ne sarebbe felice.


Questa è Like A Rolling Stone al primo concerto elettrico di Dylan con sottofondo di fischi finali:



Questo è Il Bombarolo di De Andrè:

3 commenti:

  1. Lo spunto per questa polemica mi appartiene. Sono stato io il primo a dire che la serata commemorativa organizzata da Fazio in onore di De Andrè sarebbe stata il trionfo dell’ipocrisia e il rovesciamento di tutta la poetica del cantautore genovese. Da grande amante della musica di De Andrè (possiedo l’originale di quasi tutti i suoi dischi), ho storto il naso di fronte all’iniziativa di Fabio Fazio e Dori Ghezzi, una che, con un po’ di arroganza, mi sento di considerare una pessima canzonettista e la moglie del nostro artista, nient’altro. Si dice che quando le opere degli artisti finiscono nei musei, questi artisti hanno esaurito tutta la loro carica sovversiva. Forse è questo che mi dispiace di una tale sguaiata celebrazione dell’ opera di De Andrè, e cioè che il passato abbia smesso in qualche modo di mordere, per essere celebrato. Però c’è qualcosa che mi sfugge. Vedo in molti dei cosiddetti indierocker un atteggiamento di superiorità nei confronti dei cantautori italiani, se non di disprezzo. Beh, io che pure mi sono nutrito della loro musica fino a ieri, non ce la farei, oggi, a riproporre la loro formula, il loro modo di fare musica. Tuttavia ritengo che i brani di De Andrè, De Gregori, Dalla, Rino Gaetano, ecc. possiedano una forza che va al di là degli arrangiamenti, delle melodie e che possano ottenere, per questo, una sospensione del giudizio sulle loro qualità musicali, per lasciarci una analisi profonda della nostra società e qualche informazione in più su noi stessi. D’altra parte quegli stessi indierocker non mostrano la stessa puzza sotto il naso nei confronti di Bob Dylan, uno che dopo un certo periodo ha ripetuto stancamente gli stessi quattro accordi e il cui valore artistico sta nei versi, che se non si è di madrelingua inglese, difficilmente si capiranno.

    La mia allieva preferita mi ha chiesto, ieri : “Prof, lo guarda il programma su De Andrè domani?”. Le ho risposto “No, a lui non sarebbe piaciuto”. E lei “Sì, è vero, ma pensi alle nuove generazioni, è una buona possibilità per conoscerlo”. Forse lo guarderò.

    Guardati questa: http://www.youtube.com/watch?v=ETDfyS10gFk

    BRASI

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  2. ve le dite e ve le cantate da soli!

    Cacasimente

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  3. x brasi: io non volevo affatto mettere a confronto dei generi musicali completamente diversi..e poi cosa intendi per indierocker?

    x cacasimente: sergio firmati col tuo nome la prossima volta!

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