venerdì 27 marzo 2009

Young Folks

C’è qualcosa che non torna.
L’oggetto della questione è il concerto di Peter, Bjorn and John.
Direttamente dalle pop-pe della madre Svezia, arrivavano in Italia per questa data unica all’Estragon di Bologna. Un’unicità talmente unica che da mesi i giornali la sottolineavano a caratteri cubitali, incastonata nelle caselle di testo colorate, più grande del nome della stessa band. UNICA! UNICA! UNICA! UNICA!.
Consacrati e noti alle masse per un UNICO pezzo, “Young Folks”, sono atterrati in esclusiva in questa ridente città romagnola ché del nuovo disco del 2008 non gliene importava niente a nessuno. Ma si sa, tira più il fischio di un singolo, che un carro di dischi e quindi viva i tre allegri ragazzi svedesi, purchè nel live suonino quel motivetto appiccicoso.
Segue che io avevo due biglietti vinti in un concorso per decerebrati, dove premiavano il fan più accanito, il quale, dopo aver raccontato la sua storia personale con la band, doveva risultare talmente motivato che tò! eccoti due bigliettoni da 16 euro. Nonostante io non appartenessi a nessuna delle su citate categorie, probabilmente hanno deciso di devolvere il premio all’unico che avesse scritto tre righe normali, piuttosto che “è il mio compleanno!” o “arriva il mio ragazzo” o “mi piacciono perché sono UNICI!” (appunto). E siccome, non lo nascondo, quella melodia consacrante mi ha accompagnato durante un bel periodo, in ricordo di quella vita spensierata c’ho provato e c’ho riuscito. Avrei preferito andarci con una bella donzella, ma non ho avuto nemmeno il tempo di pensarci che Brasi aveva già rivendicato i suoi diritti di personal cuoco.
Perciò, “Brasi è ora!”.
Le 23 e ancora a casa. Ma così è Brasi: prendere o prendere, perché se no non si mangia.

L’Estragon è un capannone fuori città, mal collegato, senza l’ombra di un notturno e con un solo autobus che “chiude” alle 00.22 e lascia a circa 300 metri dall’entrata, su una tangenziale che definire desolante è dir poco. Entriamo che sono le 23 e 35. Il posto è enorme e ci sono al massimo 200 persone. Sembra una festa di compleanno con pretese di onnipotenza mal riuscita. Sentiamo subito un certo imbarazzo e percepiamo nella band un atteggiamento annoiato. L’acustica fa schifo e i suoni sono chiusi, quasi da concerto comunale due spaghi e ‘na sarsiccia.
Poi arriva il singolone e tutti improvvisamente si rianimano.
Poi di nuovo inerzia.
Poi fine.


Insomma, che senso ha organizzare un concerto di una band discretamente conosciuta, seppur in unica data, in un luogo così grande e fuori città? Nessuno. La band si rompe perché c’è poca gente, la gente si strarompe perché c’è poca gente e la band si rompe, e l'agente che ha organizzato l'evento viene licenziato perchè tutti si sono rotti.

Qualcosa non torna, dicevo, e questa volta sono proprio io.
Addio Estragon!


Nessun commento:

Posta un commento